Il vetiver, pianta erbacea della famiglia delle Poaceae, è originario dell’India ed è molto apprezzato per le sue qualità cosmetiche. È anche noto con il nome di “pianta ingegnere” per una proprietà molto particolare: è infatti in grado di prevenire l’erosione del suolo, rivestendo un ruolo di primaria importanza contro il dissesto idrogeologico.
Un apparato radicale che arriva in profondità
Le caratteristiche più interessanti del vetiver, oltre all’ambito della cosmesi, riguardano il suo apparato radicale, che è molto profondo e molto fitto, tanto che non è inusuale arrivare fino a 5 metri di profondità senza curarsi degli ostacoli di un terreno duro o sassoso. Non solo: il vetiver è in grado perfino di penetrare l’asfalto e il “calcestruzzo naturale” che si trova nei crostoni o nei terreni ricchi di gesso, calcio e ferro.
A questo si aggiunga che il vetiver non ha problemi neanche per la natura acida o basica nel terreno dove cresce, o per la temperatura: nel caldo torrido o con parecchi gradi sotto lo zero, questa pianta dimostra la sua determinazione, colonizzando quasi tutte le aree a clima subtropicale.
Il vetiver è una delle piante più importanti per la bioingegneria: grazie alle sue radici il suolo rimane infatti più coeso e compatto, ed eventi meteorologici pericolosi come la tracimazione di un fiume o le piogge intense – come quelle dei monsoni umidi – hanno un effetto limitato proprio grazie alla sua azione, che impedisce frane e smottamenti.
Una barriera contro l’erosione
Anche in Italia si è assistito alla scelta del vetiver come vera e propria barriera contro l’erosione. La pianta viene utilizzata, ad esempio, per il consolidamento e il contenimento di scarpate, per la bonifica di terreni, per il rinforzo strutturale di muri, fondamenta e pali di sostegno, per la riduzione dei danni provocati dalle acque.
I risultati migliori arrivano nel terreno asciutto (in presenza di falde acquifere, infatti, spesso le radici del vetiver non arrivano al massimo della profondità). Grazie alla sorprendente resistenza al taglio delle radici, si può arrivare a una tolleranza alla tradizione intorni ai 75 Mega Pascal, più o meno un sesto di quella fornita da un tondino per cemento armato.
Utilizzare il vetiver in file fitte, formando delle siepi, permette anche di distribuire lo scorrimento dell’acqua in modo controllato, permettendole di raggiungere gli stati più profondi con maggior facilità grazie all’apparato radicale.